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Ali e radici del vino marchigiano: l’anima delle dolci colline

20 Febbraio 2024

3 minuti

Continuano le buone notizie per il vino marchigiano, non solo per l’export che ha raggiunto cifre record, ma perché si trova a Osimo, in provincia di Ancona, la Cantina dell’Anno per la Guida Vini d’Italia 2024 di Gambero Rosso, in cui un efficace passaggio generazionale ha permesso alla direzione aziendale un costante sviluppo, investendo su qualità e quantità.

Oggi Usa, Canada, Scandinavia, Germania, UK e Giappone sono tra i principali mercati esteri. Ma con un export che registra una crescita annuale ormai vicina al 25% dal dopo Covid si potenziano sempre più anche confini meno esplorati come il Brasile, dove numerose aziende marchigiane stanno crescendo.

Grappolo di uve a bacca bianca del vitigno autoctono marchigiano Verdicchio

Non abbiamo dubbi che qualunque sia il tuo paese di residenza, potrai trovare qualche bottiglia marchigiana tra gli scaffali o i ristoranti della tua città. Hai mai provato?

Con i suoi vini importanti ed un 40% dei vigneti certificati biologici, Le Marche non solo vendono “fuori” ma sono oggi una delle destinazioni più ricercate da chi è appassionato di enogastronomia e possono offrire molto anche a te, se ti lasci guidare da noi.

Conoscerai da vicino la qualità dei suoi prodotti, ma soprattutto il legame, forte ed autentico, con il territorio. Terroir unici, sapienti tecniche di produzione, saperi nascosti, terreni così diversi tra loro (toccheremo quello argilloso dell’entroterra, diverso dal calcareo lungo la costa) eppur sempre generativi.

Numerose le zone vocate per una produzione d’eccellenza: dal Verdicchio dei Castelli di Jesi al Verdicchio di Matelica, dal Rosso Conero al Rosso Piceno, passando per la Vernaccia di Serrapetrona, il Bianchello del Metauro, i Colli Maceratesi, i Colli Pesaresi, i Terreni di San Severino, fino a Morro d’Alba, con la sua Lacrima, le zone di produzione di Pergola e dei meravigliosi borghi di San Ginesio, Tolentino, Offida.

Vino Marchigiano: le specialità dai caratteri più originali

La tradizione vitivinicola delle Marche è pre-romana e già praticata dai Greci e le specialità, dai caratteri più originali e coraggiosi, sono due:

  • il Verdicchio, il vitigno autoctono marchigiano più conosciuto, icona di un territorio e punta di diamante dell’export: sia nella sua versione giovane e fresca che in quella più longeva e corposa, dimostra di essere molto più che un “semplice vino bianco”, con caratteristiche organolettiche capace di attrarre anche amanti dei vini rossi.  Da assaggiare anche nella sua sperimentazione come spumante e nella versione passito. La ricca offerta del pesce, pescato con filiera corta direttamente in mare Adriatico, fanno di questo vino un abbinamento ottimo e versatile per la  cucina locale. Intorno a Jesi, terra di questa bacca bianca, una miriade di borghi di charme da conoscere, antiche chiese, abbazie e ovviamente molte cantine, ognuna con una sua personalità.
  • La Vernaccia di Serrapetrona: tra le DOC più piccole d’Italia, la sorpresa di un ottimo spumante rosso naturale, derivato da uve messe ad essiccare su graticci prima di essere spremute e produzione molto limitata: un territorio di appena 45 ettari, un gioiello nascosto. La sua area di produzione è nella provincia di Macerata, una delle zone con maggiore flusso emigratorio delle Marche e qui, tra un sorso e l’altro, soprattutto in epoca di vendemmia (Settembre) ti faremo apprezzare quella sentimentale ospitalità diffusa verso agli itali discendenti.

Tralcio di vite con uve a bacca nera da cui si ottiene il vino marchigiano Vernaccia Nera di Serrapetrona

Tra i quattrocento musei attivi nelle Marche, non potevamo mancare quelli dedicati al vino, autentico prodotto culturale: in esso si ritrovano sia le radici di una civiltà contadina che ha contribuito nei secoli a preservare il territorio, sia il lavoro delle generazioni presenti che si rivolgono con coraggio a diversi mercati.

Luigi Bartolini, scrittore marchigiano vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, mentre oltre 700 mila abitanti lasciavano questa terra ed altri investivano in essa, scriveva: “Se i marchigiani si organizzassero e se disciplinassero la coltura dei vitigni, se coltivassero uve rinomate, ecco il nostro suolo apparirebbe il più propizio a Bacco…” , pare proprio che il consiglio del poeta sia stato seguito alla lettera: 26 denominazioni (7 Docg, 12 Doc, 7 Dop), tutte da gustare!

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