Il 2024 è stato dichiarato l’Anno delle Radici Italiane, richiamando l’attenzione sul fenomeno dell’emigrazione italiana, particolarmente intensa tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. Molti marchigiani hanno lasciato la loro terra in cerca di fortuna, affrontando viaggi difficili e lasciando dietro di sé sogni e speranze. L’Argentina è stata una delle destinazioni principali per questi emigranti, e oggi le Marche mantengono un legame speciale con questo paese, grazie ai numerosi discendenti che si sono distinti in vari campi e attività.
Uno di questi discendenti è il poeta argentino Mario Manlio Renato Federico Vecchioli. Nato a Sunchales il 25 marzo 1903 e deceduto a Rafaela il 20 novembre 1978, Vecchioli ha un legame profondo con le Marche. Suo padre, originario di Camerano, decise nel 1913 di portare Mario e il fratello Nolfo (di due anni più piccolo) in Italia per farli studiare al Collegio-Convitto Campana di Osimo.
Fin da giovanissimo, Vecchioli dimostrò un talento particolare per la scrittura, riempiendo i suoi quaderni di scuola con romanzi d’avventura in italiano, che gli valsero ottimi voti. Questa precoce attività letteraria segnò l’inizio della sua carriera e della scoperta di una passione per la letteratura e la musica. Alla fine del 1920, dopo la morte del padre, Mario tornò in Argentina, dove iniziò a dedicarsi seriamente alla poesia.
Le opere poetiche di Vecchioli spesso trattano il tema dell’emigrazione, riflettendo la sua esperienza personale e quella di molti altri italiani. La sua poesia celebra la cultura argentina e rende omaggio ai primi immigrati italiani, che con il loro duro lavoro hanno contribuito a costruire il futuro dell’Argentina, insieme al proprio e a quello dei loro figli. La nostalgia per la terra natale e la lontananza dalla famiglia sono temi ricorrenti nelle sue opere, facendone di lui il “poeta della nostalgia“.
Un ricordo particolarmente caro di Vecchioli è quello del suo maestro Carlo Grillantini, che lo descriveva come un giovane dallo spirito aperto e dotato di grande intelligenza, finezza ed eleganza personale.
Ecco una delle sue poesie che cattura l’emozione del saluto al porto, un momento simbolico di partenza e di nostalgia:
Aquí nos despedimos,
¡Cómo está triste el puerto!
Cuando me aleje
No agites el pañuelo,
Si una emoción te turba,
Aléjala al momento.
Piensa que fui un fantasma
Que te azoró los sueños…
Puerto. Tiempo de amor.
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Qui ci salutiamo,
Com’è triste il porto!
Quando me ne vado
Non agitare il fazzoletto,
Se un’emozione ti turba,
Allontanala immediatamente.
Pensa che fosse un fantasma
Che ha disturbato i tuoi sogni…
Porto. Tempo d’amore.
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Questa celebrazione dell’eredità culturale degli emigranti marchigiani in Argentina ci ricorda le storie e le radici che ci legano indissolubilmente. Mario Vecchioli, con le sue poesie, rimane un simbolo di questo legame eterno tra le Marche e l’Argentina.
Materiale informativo cortesemente fornito da Frida Paolella (Dipartimento Sviluppo Economico della Regione Marche – Responsabile Marchigiani nel Mondo)